martedì 27 luglio 2010

Remember me.


La verità è che posso contare soltanto su me stessa. La stramaledetta verità è che è quello che ho sempre pensato. Sono a casa di S. da due settimane. Tutto potrebbe sembrare fantastico. Ma dentro. Dentro è tutta un'altra storia. Dentro ci sono io. E le mie favole non sono mai quelle che ci si potrebbe aspettare. Sono sempre stata un mondo lontano da quello reale. E adesso ne ho un altro dentro. Ho guardato spesso le nuvole sfumare via. Mi ha portato al mare a vedere il tramonto, S., e il sole è scomparso in un tempo talmente breve. Sto scrivendo un libro. Sto scrivendo un libro di una bellezza allarmante. Sto amando le persone che ho intorno con una forza difficile da immaginare. Ho fiducia nel vento, nei suoni, nel silenzio. Piango sulle pagine di alcuni libri. Mi chiedono. Cos'hai. Mi accarezzano i capelli. Ho un balsamo tutto mio. E non posso sentirmi a casa. Nessun posto è veramente quello che cerco.

lunedì 12 luglio 2010

New York I love you.











Leggere Tagore e sentire il proprio essere parte di un'essenza universale dev'essere una fase della maternità. Come avere un secchio rosso vicino al letto per la nausea perenne. O una persona vicino che ti bacia la pancia. Spero di non invecchiare. Perchè, in fondo, siamo tutti innamorati dell'eternità.

domenica 11 luglio 2010

SenecaFalls, l'attualità, e una specie di riflessione.


Alle 00.05 di questa notte apro un giornale e leggo:

" Addio Taricone. James Dean dei giorni nostri. Come il mito maledetto del cinema, 'o Guerriero aveva un sorriso prepotente ma solare e una voglia di esistere dannata ma purissima. L'americano però correva, Pietro volava. E ci ricorda Icaro, precipitato a terra per aver osato puntare al sole. "

Ho pensato. Spettan'attimino. Ma Edgarda F. stà cosa la pensa veramente, o mi sta prendendo per il culo. Io non vorrei starmene qui a parlare di gente che non c'è. Tanto si sa, la morte quando spetta agli altri spaventa tutti. Ma siamo davvero sicuri che Pietro Taricone abbia qualcosa a che fare con James Dean o addirittura con la mitologia. Se queste parole le avesse scritte sua madre, che so. O sua sorella. O la sua fidanzata. Tu avresti detto. Evidentemente parlandoci James Dean te lo ricordava davvero. Ma se a me una giornalista mette insieme Dean ed Icaro in un paragone con Taricone. Ecco. Non so come spiattellarvelo. Non la capisco proprio.

Avevo progettato di dilungarmi molto in questo post, ma lo so che poi non lo legge nessuno. E per dimostrarvi che io non scrivo per me stessa, ma per il mio pubblico, che sareste voi, ora stringo. Le uniche cose che mi va di appuntare - perchè altrimenti le dimentico - sono queste. Una breve riflessione sulle mie estati. Due anni fa fumavo, bevevo ed ero una sorta di freak felice con i fiori nei capelli. Lo scorso anno sono rimasta chiusa in casa in punizione. E quest'estate sono incinta, devo sposarmi e, presto, lasciare questa casa. Qualcosa non va in me.

giovedì 8 luglio 2010

I saw her standing there.


Non so cosa sia successo esattamente dentro quell'aula. So soltanto che mi mancava l'aria. Che la porta era aperta, e fuori c'era davvero molta gente. L'unica cosa che ricordo è una domanda. Il presidente mi ha chiesto. Cosa vuole fare da grande. Ed io ho risposto. La scrittrice. Lui mi ha detto che allora non potevo scrivere in questo modo. E ha indicato il mio compito di italiano. Ha detto. Tu scrivi soltanto per te stessa. Se vuoi fare la scrittrice devi scrivere per il tuo pubblico. Forse anche James Joyce scriveva per sè stesso. Forse anche Virginia Woolf. Forse anche Burroughs. O forse, che so, anche i premi Nobel per la letteratura scrivevano per loro stessi. Non credo di poter scrivere per gente come lei, signor Presidente. Il problema è che cerco soltanto di aprire un mondo diverso alla gente. Il problema ancora più grande è che molte persone preferiscono chiudersi nel loro piccolo mondo. Il problema più grande del problema più grande è che non me ne frega un cazzo.
Mentre la realtà è che i miei editori mi adorano, ho portato avanti un giornale completamente sola per tre anni, e per i nuovi articoli ho un fumettista eccezionale.

lunedì 5 luglio 2010

It's all over.


Ci sono delle cose che mi piacciono di me. Prima di tutto. Nulla di ciò che faccio è, è mai stato, o sarà mai, casuale. E nemmeno il mio sesto senso è soltanto invenzione. I miei occhi che cambiano col tempo, non sono uno scherzo. I sentimenti che provo per le persone che ho intorno, sono reali. Tutto quello che scrivo si avvera. Sbatto la testa soltanto perchè mi piace sentire cos'è il dolore. Sono convinta che la vita sia un continuo trattenuto morire. La cosa che amo di più è la mia predisposizione per l'improvvisazione. Non ci sono libri che io dimentico. Ma vale la pensa dimenticare delle persone. Una volta mi hanno detto che fare l'amore con me era l'esperienza più bella che un uomo potesse fare. Da quella volta quella persona non si stanca di ripetermelo. G. dice che faccio l'amore come un uomo, perchè in quel momento non mi preoccupo di nient'altro. Ma lei mi reputa tanto fortunata. Io credo nel piacere come una sublimazione dei sensi. E nella donna come unico essere in grado di dare innocenza a tutto questo. Per questo io non faccio l'amore come un uomo. Io faccio l'amore come una donna. Per me l'amore è una parola. Poi non ne servono necessariamente altre. Serve piuttosto molto coraggio e tanta voglia di sbagliare. E questo accade con tutte le parole. Per ora basta parlare di me. Volevo soltanto dei riflettori. Sulle mie parole. Non mi sento in soggezione. Mai. Cosa sarà mai. Che cosa sarà mai di fronte a tutto questo. Una cosa bellissima. E continuiamo a guardarci intorno. Sarah, Terry, e Cloe-Robert come una grande famiglia che non ho mai avuto.

domenica 4 luglio 2010

A minor incident.


Se non credo in Dio, Dio solo sa perchè. La creatività non è di casa qui. E se lei risciusse solo a vivere di favole, bhè, ne sarei davvero felice. Mammina e papino mi sbattono fuori casa giovedì mattina. Cerco solo un modo per trasferire i miei libri. Non pagheranno un camion.

venerdì 2 luglio 2010

La coscienza di SenecaFalls.


La mia casa non era vuota da tanto tempo, ormai. Sono tutti al compleanno di L., ed io credo di dover essere limpida. Per il mio ripasso di storia ho dedicato la mia serata alla visione di film su Benito Mussolini. Ho divorato una quantità industriale di patatine fritte. Le ho riempite di ketchup e maionese. Sono destinata a prendere chili. Si chiama maternità. Ho l'impressione di non essere mai stata compresa fino in fondo. Ho l'impressione che ogni scelta, sia la scelta del male. Separare una parte dall'intero è sempre sintomo di peccato. Voglio chiamare mio figlio Enea. Voglio scrivere un libro. Voglio essere forte. Voglio sapere cosa significa. Voglio un po' di gloria. L'avrò.

"Robert pensò tra sè e sè: dev'essere così avere una famiglia. Una moglie e una figlia. Questa commistione permanente d'ansia e di fiducia."