martedì 27 luglio 2010

Remember me.


La verità è che posso contare soltanto su me stessa. La stramaledetta verità è che è quello che ho sempre pensato. Sono a casa di S. da due settimane. Tutto potrebbe sembrare fantastico. Ma dentro. Dentro è tutta un'altra storia. Dentro ci sono io. E le mie favole non sono mai quelle che ci si potrebbe aspettare. Sono sempre stata un mondo lontano da quello reale. E adesso ne ho un altro dentro. Ho guardato spesso le nuvole sfumare via. Mi ha portato al mare a vedere il tramonto, S., e il sole è scomparso in un tempo talmente breve. Sto scrivendo un libro. Sto scrivendo un libro di una bellezza allarmante. Sto amando le persone che ho intorno con una forza difficile da immaginare. Ho fiducia nel vento, nei suoni, nel silenzio. Piango sulle pagine di alcuni libri. Mi chiedono. Cos'hai. Mi accarezzano i capelli. Ho un balsamo tutto mio. E non posso sentirmi a casa. Nessun posto è veramente quello che cerco.

lunedì 12 luglio 2010

New York I love you.











Leggere Tagore e sentire il proprio essere parte di un'essenza universale dev'essere una fase della maternità. Come avere un secchio rosso vicino al letto per la nausea perenne. O una persona vicino che ti bacia la pancia. Spero di non invecchiare. Perchè, in fondo, siamo tutti innamorati dell'eternità.

domenica 11 luglio 2010

SenecaFalls, l'attualità, e una specie di riflessione.


Alle 00.05 di questa notte apro un giornale e leggo:

" Addio Taricone. James Dean dei giorni nostri. Come il mito maledetto del cinema, 'o Guerriero aveva un sorriso prepotente ma solare e una voglia di esistere dannata ma purissima. L'americano però correva, Pietro volava. E ci ricorda Icaro, precipitato a terra per aver osato puntare al sole. "

Ho pensato. Spettan'attimino. Ma Edgarda F. stà cosa la pensa veramente, o mi sta prendendo per il culo. Io non vorrei starmene qui a parlare di gente che non c'è. Tanto si sa, la morte quando spetta agli altri spaventa tutti. Ma siamo davvero sicuri che Pietro Taricone abbia qualcosa a che fare con James Dean o addirittura con la mitologia. Se queste parole le avesse scritte sua madre, che so. O sua sorella. O la sua fidanzata. Tu avresti detto. Evidentemente parlandoci James Dean te lo ricordava davvero. Ma se a me una giornalista mette insieme Dean ed Icaro in un paragone con Taricone. Ecco. Non so come spiattellarvelo. Non la capisco proprio.

Avevo progettato di dilungarmi molto in questo post, ma lo so che poi non lo legge nessuno. E per dimostrarvi che io non scrivo per me stessa, ma per il mio pubblico, che sareste voi, ora stringo. Le uniche cose che mi va di appuntare - perchè altrimenti le dimentico - sono queste. Una breve riflessione sulle mie estati. Due anni fa fumavo, bevevo ed ero una sorta di freak felice con i fiori nei capelli. Lo scorso anno sono rimasta chiusa in casa in punizione. E quest'estate sono incinta, devo sposarmi e, presto, lasciare questa casa. Qualcosa non va in me.

giovedì 8 luglio 2010

I saw her standing there.


Non so cosa sia successo esattamente dentro quell'aula. So soltanto che mi mancava l'aria. Che la porta era aperta, e fuori c'era davvero molta gente. L'unica cosa che ricordo è una domanda. Il presidente mi ha chiesto. Cosa vuole fare da grande. Ed io ho risposto. La scrittrice. Lui mi ha detto che allora non potevo scrivere in questo modo. E ha indicato il mio compito di italiano. Ha detto. Tu scrivi soltanto per te stessa. Se vuoi fare la scrittrice devi scrivere per il tuo pubblico. Forse anche James Joyce scriveva per sè stesso. Forse anche Virginia Woolf. Forse anche Burroughs. O forse, che so, anche i premi Nobel per la letteratura scrivevano per loro stessi. Non credo di poter scrivere per gente come lei, signor Presidente. Il problema è che cerco soltanto di aprire un mondo diverso alla gente. Il problema ancora più grande è che molte persone preferiscono chiudersi nel loro piccolo mondo. Il problema più grande del problema più grande è che non me ne frega un cazzo.
Mentre la realtà è che i miei editori mi adorano, ho portato avanti un giornale completamente sola per tre anni, e per i nuovi articoli ho un fumettista eccezionale.

lunedì 5 luglio 2010

It's all over.


Ci sono delle cose che mi piacciono di me. Prima di tutto. Nulla di ciò che faccio è, è mai stato, o sarà mai, casuale. E nemmeno il mio sesto senso è soltanto invenzione. I miei occhi che cambiano col tempo, non sono uno scherzo. I sentimenti che provo per le persone che ho intorno, sono reali. Tutto quello che scrivo si avvera. Sbatto la testa soltanto perchè mi piace sentire cos'è il dolore. Sono convinta che la vita sia un continuo trattenuto morire. La cosa che amo di più è la mia predisposizione per l'improvvisazione. Non ci sono libri che io dimentico. Ma vale la pensa dimenticare delle persone. Una volta mi hanno detto che fare l'amore con me era l'esperienza più bella che un uomo potesse fare. Da quella volta quella persona non si stanca di ripetermelo. G. dice che faccio l'amore come un uomo, perchè in quel momento non mi preoccupo di nient'altro. Ma lei mi reputa tanto fortunata. Io credo nel piacere come una sublimazione dei sensi. E nella donna come unico essere in grado di dare innocenza a tutto questo. Per questo io non faccio l'amore come un uomo. Io faccio l'amore come una donna. Per me l'amore è una parola. Poi non ne servono necessariamente altre. Serve piuttosto molto coraggio e tanta voglia di sbagliare. E questo accade con tutte le parole. Per ora basta parlare di me. Volevo soltanto dei riflettori. Sulle mie parole. Non mi sento in soggezione. Mai. Cosa sarà mai. Che cosa sarà mai di fronte a tutto questo. Una cosa bellissima. E continuiamo a guardarci intorno. Sarah, Terry, e Cloe-Robert come una grande famiglia che non ho mai avuto.

domenica 4 luglio 2010

A minor incident.


Se non credo in Dio, Dio solo sa perchè. La creatività non è di casa qui. E se lei risciusse solo a vivere di favole, bhè, ne sarei davvero felice. Mammina e papino mi sbattono fuori casa giovedì mattina. Cerco solo un modo per trasferire i miei libri. Non pagheranno un camion.

venerdì 2 luglio 2010

La coscienza di SenecaFalls.


La mia casa non era vuota da tanto tempo, ormai. Sono tutti al compleanno di L., ed io credo di dover essere limpida. Per il mio ripasso di storia ho dedicato la mia serata alla visione di film su Benito Mussolini. Ho divorato una quantità industriale di patatine fritte. Le ho riempite di ketchup e maionese. Sono destinata a prendere chili. Si chiama maternità. Ho l'impressione di non essere mai stata compresa fino in fondo. Ho l'impressione che ogni scelta, sia la scelta del male. Separare una parte dall'intero è sempre sintomo di peccato. Voglio chiamare mio figlio Enea. Voglio scrivere un libro. Voglio essere forte. Voglio sapere cosa significa. Voglio un po' di gloria. L'avrò.

"Robert pensò tra sè e sè: dev'essere così avere una famiglia. Una moglie e una figlia. Questa commistione permanente d'ansia e di fiducia."

mercoledì 30 giugno 2010

Tutto fa un po' male.


Per A., per D., per C., tutto questo sembra un riscatto. Un progetto micidiale dove io potrei realizzare tutto quello che mi hanno sottratto. Una realtà in cui ritroverei me stessa, e quel bene che mi propongo e che, nel mondo, là fuori, viene messo a dura prova. Ma per ora sembriamo ancora due mondi separati. Ci sono io. E poi ci sono tutti gli altri. C'è un pizzico di egoismo. Una piccola punta di questo atroce sentimento che preme ovunque. Che mi ha sempre aiutato a scavare buchi profondissimi dove poter trovare qualcosa che non fossero parole, bugie, o pregiudizi. Qualcosa che mi portasse via da una madre disumana, che ha tradito un padre assente, che ha sposato una donna senza cuore. In questo circolo io sono tornata ad avere senso soltanto quando uscivo dal tracciato, quando sfioravo la morte, oppure quando fuggivo via di casa. Ora, sembra che abbia superato ben altri limiti.

martedì 29 giugno 2010

Puro e disposto a salire le stelle.



Sono incinta.

Non voglio aggiungere altro. Mi sembra di avere dentro un segreto vitale. Le SenecaFalls furono il primo gruppo femminista della storia, prima di diventare una canzone dei Distillers. Per questo voglio soltanto trovare un significato a tutto questo. Prima di prendere qualunque decisione. Diciannove anni sono pochi, ma sono anche tanti.

domenica 27 giugno 2010

SenecaFalls e le conversazioni indecenti.


C'è questo post che fermenta nella mia testa dalle 23:54 di ieri sera. Quando, improvvisamente, al buio di una calda camera da letto, si è consumata questa conversazione.

Io accarezzo S. - Lo sai che è bellissimo. - ed indico il suo pene.
Lui - Mmm.
Io - Sono sicura che B. deve avergli dato un nome.
Lui - è una cosa di cui sei sicura?
Io - Non so, noi ragazze facciamo spesso di queste sciocchezze. Dare un nome al pene dei nostri ragazzi.
Lui - No, il mio pene non ha un nome.
Io - Non ci credo. Davvero, sono convinta che B. gliene ha dato uno. Dimmi la verità.
Lui - Vuol dire che sai già tutto, quando usi questo tono di voce.
Io - No, di solito io e B. non parliamo del tuo pene.
Lui - Non ha nessun nome.
Io - Non mentire, potrei scoprirlo da sola.
Lui - Sei tremenda.

è così che sono venuta a sapere che il pene di S. ha già un nome. Già. Si chiama Mr. Mojo, una specie di tributo ai Doors, e allora dopo il primo attacco di gelosia omicida ho cercato di essere ragionevole, e ho analizzato il mio passato ricordando che anche il pene di A. aveva un nome, e si chiamava Morrison. Una strana ed inquietante coincidenza, il Re Lucertola deve suscitare emozioni contrastanti quando a sedici anni sei nel pieno del tuo sviluppo ormonale. Dunque, aveva senso in quel momento avere l'ultima parola su un argomento simile e marcare nuovamente il mio territorio con un innato tocco di classe? Ebbene, io credo di sì.

" Ho sempre apprezzato Jim Morrison per le sue poesie, prima ancora che per le sue canzoni. Dato che il mio senso critico è indubbiamente spiccato, ho deciso che d'ora in poi non esisterà nessun Mr. Mojo. Il tuo cazzo è una sporca tempesta elettrica apocrifa. Per farla breve, si chiamerà Tea. "

venerdì 25 giugno 2010

Ma come può il mio amore essere limpido.


Sulle scale oggi A. mi ha accarezzato i capelli. E io tremando, tra le sue gambe, di fronte a venti persone, non riuscivo a trovare il mio posto. Non sono cose semplici, queste. Ma imprese titaniche. E questa mattina ho aspettato la persona giusta, che mi ha regalato citazioni di Baudelaire direttamente in francese. Aveva i capelli biondo platino, e tantissimi anni. Mi ha sempre letto la Medea con un impressionante trasporto. Ed io ho molte volte pensato a lei. Le cose sono cambiate in fretta. Il telefono è squillato spesso. S. non capisce niente. Regala conchiglie senza alcun tipo di sospetto. Io sento di apparire, ma di essere qualcosa che in realtà evita di guardare. Spaventato da un amore totale, e allo stesso modo da un amore mancante. Voglio il mio divano questa notte, e qualche lacrima. Poi smettere di mangiarmi le unghie. Ora posso farlo. Devo solo trovare il mio moment of being. Sperando che suicide Semptimus non faccia parte della mia vita.

mercoledì 23 giugno 2010

Vampire.


Platone. Platone ha sempre occupato un posto importante nella mia crescita. Platone mi ha sempre aiutato. Credo che se avessi dovuto tradurre un brano del Simposio, questa mattina, io sarei saltata sul banco e mi sarei messa a ballare. Come la migliore delle baccanti. L'Apologia, invece, mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Ma tanto è di casa qui, l'amaro. Sto cercando in infilare nel mio cervello miliardi di informazioni per la prova di venerdì, ma poi finisco per pensare a cose che con lo studio non c'entrano assolutamente niente. Avete mai pensato, per esempio, che i vampiri possono mettere le scarpe col tacco senza soffrire? Ecco. I vampiri hanno un'elevata dose di spiccato erotismo. Ed è semplice essere affascinati da un vampiro. Perchè lui è immortale ma ha un punto debole. E noi lo conosciamo benissimo. Possiamo avvicinarci alla fiamma tanto da lasciare sulla nostra pelle delle cicatrici, e poi tirarci indietro. No, non conosco vampiri. Ma li sogno spesso. Una volta ho anche immaginato che il sapore del loro sperma deve essere buonissimo.
PS: non c'è da allarmarsi, io sono semplicemente fatta così. Un mio ex mi diagnosticò una pericolosa ninfomania, una leggera depressione, e un'infinita maniaco-compulsività.

martedì 22 giugno 2010

Questi sono soltanto problemi miei.


Questa mattina alle 8 e 45 minuti SenecaFalls ha sbarrato gli occhi. Perchè ha scoperto che la Tipologia B Artistico Letteraria riguardava tale sublime argomento: il piacere. E così ho pensato che la Gelmini deve aver scopato parecchio, di questi tempi (effettivamente, ho pensato che potrebbe essere la donna perfetta per S.), ma che almeno oltre ad un figlio ne è uscito fuori qualcosa di meglio. Il mio tema di Maturità. Un elogio al piacere e a tutte le sue forme, e un monumento alla cieca irrazionalità del desiderio. Uno di quei temi che qualcuno di mia conoscenza definirebbe un po' azzardato. Ma date a SenecaFalls Gabriele D'Annunzio. Datele Giacomo Leopardi. Datele Giuseppe Ungaretti. Ma, soprattutto, datele Bertolt Brecht. E lei cadrà letteralmente in estasi.

Fortunatamente ho scoperto che la notte prima degli esami viene passata da gente come me a pensare e rimurginare su ciò che di più doloroso è accaduto negli ultimi anni, e ciò che di più scottante è accaduto anche negli ultimi giorni, nelle ultime ore, e negli ultimi minuti. Tanto da poter parlare di una vera e propria notte bianco cocaina.

Ora, dovrei passare la mia notte a studiare stelle e galassie. Ma credo proprio che me ne sbatterò il cazzo.

lunedì 21 giugno 2010

Il tumulto del cielo ha sbagliato momento.


Non dormivo a casa di C. da così tanto tempo. Dentro quel letto in perfetto equilibrio su una tavola di legno. Con quel cuscino così sottile. La pioggia fuori, che batteva forte. Una voce estranea questa mattina. La luce appena accesa. Tutto il resto del mondo che a malapena sapeva dov'ero. E probabilmente presto sarà esattamente così. Nessuno saprà dove sarò. Con chi sarò. Cosa starò facendo. Crescere vuol dire anche diventare più invisibili. E questo a me non piace. E non piace a nessuno. Io ne sono certa. Le reazioni di S. sono quelle che io immagino. Ogni giorno sono in grado di prevedere ogni suo singolo gesto, ed ogni sua singola carezza. So quando mi aspetterà, so quando mi cercherà. So quando lo troverò nel letto ad occhi chiusi, ad ascoltare soltanto il rumore delle macchine fuori. A far finta che io in quella stanza non ci sia. Ad attendere che io mi avvicini. E poi lui a stringermi per farmi sorridere. E i miei sorrisi che cadono in pozzi neri.
A. è appena corsa sotto la pioggia e mi ha abbracciato forte. è tutto uno schifo, ha detto. è tutto uno schifo.

A volte la mia vita è sembrata un film. Ora, sembra fin troppo realtà.

sabato 19 giugno 2010

Once I loved.


L'esperienza insegna che dopo la tempesta c'è il sereno. O meglio, dietro la collina ... Il sole. Ma nessuno parla mai della tempesta dopo il sereno. O delle montagne dietro il sole. Perchè, per dirla tutta, questa felicità del cazzo, dura veramente poco. E non si riesce ad avvertirla neppure in tempo, che è già volata via. Secondo le più pessimistiche teorie di me ed A., filosofe in via di sviluppo, non c'è gioia che non si porti dietro un dolore lancinante. Una fitta al cuore da trafiggerlo. Una pallottola conficcata in un polmone. E tutto questo perchè ogni cosa è destinata a cambiare. Non è la fine ad uccidere l'uomo. Ma è il mutamento. Non esiste nessuno spirito di adattamento. Il cambiamento soffoca le aspettative e buca l'anima. Ed è la felicità, quel sentimento che tanto ci affanniamo a ricercare, che poi, più velocemente di quanto crediamo possibile, si trasforma in dolore. E non c'è rimedio a tutto questo. Perciò, certe notti, cerco di non arrivare ad essere esattamente felice. Cerco di farmi cullare dal dolce cinismo che chiunque leggeva nei miei occhi quando ero più piccola. E che adesso ha semplicemente assunto altre sembianze.

"Hai uno sguardo meraviglioso."
"è soltanto endorfina."

Ps: basterà una conchiglia a cambiare il destino?

venerdì 18 giugno 2010

SenecaFalls può delirare.


" Domani credo che farò del sesso. Me lo merito. Buonanotte cucciola mia. Fai sesso anche tu. Chissenefrega dell'amore. Ora soltanto sesso. Sesso, sesso, sesso. Sesso per scaricare tutta la tensione. Al resto ci penseremo dopo. Che teoria di merda. "

Ci sono volte in cui credo davvero nell'amicizia. Quella con F., siglata da uno storico bacio saffico, non finirà mai. è lei che mi ha insegnato che una donna bacerà sempre meglio di un uomo. Non c'è nulla da fare.

Io credo che voi dobbiate accettarmi per come sono. L'una di notte, e sono qui a studiare l'Institutio Oratoria di Quintiliano per l'esame di Stato. C'è il mio gatto che non la sopporta già più la letteratura latina. E quando arriverà quella greca si ammazzerà sette volte.

giovedì 17 giugno 2010

L'erba ti fa male se la fumi senza stile.


Le regole bisogna conoscerle per infrangerle. (<3)

Sono riuscita finalmente a fare la stronza, ma poi tutta quella maschera che m'ero costruita si è rotta in mille pezzi. A. dice che i pezzi di un cuore sono più piccoli di quelli di uno specchio. Ian Curtis più che mai. Non posso farci nulla, Effie è andata via questa notte, ed io senza di lei mi sento un po' sola. Le immagini ci fanno compagnia inciampando nella retina dei nostri occhi come simulacri. E allora poi puoi fare tutte le manovre che vuoi, perdere treni, farti derubare, scambiare sguardi sui treni. C'è chi rimane sempre lì. Davanti a te. E sembra non avere nessuna intenzione di voler andare via.

Ah, tanto lo so che avevate paura delle critiche.

"Ma c'è voluto del talento per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti."




martedì 15 giugno 2010

Superstar.


Alle mie parole, solitamente, dò sempre un certo peso. A quelle degli altri non credo mai. Se prima di andare a letto decido di abbandonarmi a qualche strana illusione, il giorno dopo mi accorgo che tutto è stato un sogno troppo breve. Se c'è qualcosa che mi sta curando in questi giorni ... Bene. Non è altro che Jonathan Coe. E quando arriverà il momento di scegliere. Se buttarsi in un buco nero, o spingerci dentro qualcun altro. Tornerò qui per dare un'occhiata a questi dolori. Vivo ormai oscillando tra il senso di colpa e l'accattivamente piacere di un attimo, che porterà alla rovina. Prima o poi.

domenica 13 giugno 2010

Anche SenecaFalls scrive poesie.


IRREALE


Brillanti

Seducenti

Le nuvole palpitano

In un concerto memorabile

dalla luce perfetta.

è così che vogliono essere osservate.

Come fossero delle dee imperfette.

Come mi invitassero gentilmente

a subire punizioni micidiali.

Candidi occhi,

Porno movenze.

Ricordi e spettri.

Il cielo è un inferno divino,

è nella perfezione assoluta che lottano i peggiori bisogni.

Le paure migliori.

è nell'ordine che le porte si aprono come cosce bianche

e iniziano danze celestiali di

scheletri coperti d'oro

o vestiti da angeli dentro tuniche cremisi.

Poi basta un lampo

Una stagione

Basta un fiore morto a scaraventare tale

bellezza

sulla nostra vita.

E per un secondo,

Un secondo soltanto,

a sentirne l'odore irreale.


venerdì 11 giugno 2010

Waka. Waka.


Io ed il professor C. siamo stati vittime di un disastro questa mattina. Le sue parole confortanti, simili a quelle di un redattore di un giornale estinto che crede ancora nelle tue potenzialità, sono state. Non preoccuparti. Queste sono cose che non dovrebbero mai succedere, ma non preoccuparti. E soltanto qualche ora dopo SenecaFalls scopre il secondo successo dell'anno dei piccoli aborti del suo talento, con la pubblicazione della poesia Nuvole su un libro dalla copertina color mogano. Che richiama la tinta che tanto scandalizzò suo padre due anni fa.

In questo momento SenecaFalls è interdetta. Pensa al mare come qualcosa di troppo lontano, e alla maturità come qualcosa di troppo vicino, pensa ad una mosca che le calpesta i quaderni (e nessuno può toccare i suoi quaderni), pensa che momentaneamente l'unica certezza della giornata è il sesso, nella sua vita. Può chiamare S. e fare dell'ottimo sesso, e provare affetto di fronte al suo caldo sperma bianco, e credere in questo modo che l'amore non esiste.

Smetterà poi di farsi forza con questa convinzione, perchè si ricorderà di quanto le riesce bene amare. Talvolta.

Mi piaceva Roosvelt. Cosa posso farci.


mercoledì 9 giugno 2010

Wonderland.


Tutti possono dire bugie. Tutti possono distorcere la tua realtà e sbattertela in faccia. Guarda, non è come credevi tu. Questo si chiama essere oggettivi. Ma io nell'oggettività non ho mai creduto. Credo nel pentimento, credo nell'amaro, credo nel dolce, credo nella carta stampata, credo nei paradisi artificiali e nei paradisi in generale, credo che l'inferno non sia da nessuna parte se non dentro di noi, credo nelle paure, credo nei sogni che hanno spazio e tempo ovunque. Credo che non esistono limiti, credo negli odori. Credo in Carroll e nella Beat Generation, credo nell'ultima spiaggia, credo nel Re Lucertola, credo in S. quando provo piacere, credo nell'eterno ritorno, credo nello sguardo della gente. Credo che quando i tuoi lavorano puoi prendere la macchina e star via fino alle sei, credo nelle azioni fatte soltanto perchè ti andava, credo nell'impossibilità di aver un futuro oltre il domani, credo in Kurt Cobain, credo nella fine e nel cambiamento, credo nell'esperienza, credo nel luogo delle idee, credo in Socrate e Platone, credo nei maestri del sospetto, credo nel mio talento.

E lei di tutto questo, figlia di puttana, lei di tutto questo non ha capito niente.


Non me le faccio più illusioni simili.


lunedì 7 giugno 2010

SenecaFalls versione inchiostro (ovvero, quando le cose vanno esattamente come dovrebbero andare).


Non si sa sempre dare un senso alle giornate.
Passano, o rimangono lì per sempre.
Puoi trovarci dentro una poesia, o una canzone. Tua, o di qualcun altro. Magari sbagli il tempo, il sole corre troppo, la luna arriva in anticipo, le nuvole quasi ti si aggrappano addosso.
Certe volte Noah sognava. Di giorno era tutto diverso. I pensieri non dovevano fare a pugni col buio. Bastava un muro bianco, un dettaglio.
E comunque, a certe giornate bisognava proprio mettere dei punti di sospensione. Sai quelli che ti tolgono il respiro, perché arrivano, te lo strappano dal petto, e se lo portano via lontano? Ecco, quelli.
Noah piegò tutti i vestiti con cura, quella sera. Se avesse avuto una valigia li avrebbe infilati lì. Non aveva esattamente il coraggio di partire. È che Noah aveva semplicemente il bisogno di pensare di poter andare via, di avere questa possibilità, di poter giocare questa carta. Volare. Viaggiare. Vivere. Una serie di azioni che iniziavano per ‘V’. Per non essere eternamente intrappolata in giornate come quelle. Per non limitarsi soltanto a prendere un foglio e scriverle. Per dimenticarle, magari. Col tempo. Una di quelle cose che non riesci a fare mai. Le sembrava di averlo letto da qualche parte. Era un piccolo libro che parlava di Leopardi. Diceva che quando conosci sempre posti nuovi, i ricordi si accavallano l’un l’altro. Quasi si rincorrono. E poi se ti guardi indietro trovi sempre e solo sfumature. E si sa. Sono le sfumature a renderci felici.
E invece noi sempre a cercare visioni precise.
Come quei ricordi che più cerchi di mandare via, più ti si aggrappano addosso. Ti pregano, si inginocchiano, quasi sanguinano. Sono coperti di lacrime dolci, sembrano meravigliosi. Immobili.
E invece non ricordi di quando il passato, una volta, mentre era presente, era felicità, sì, ma non bastava nemmeno quella.
Perché Noah era fatta così. Lei nel presente non riusciva proprio a starci. Era come avvicinarsi di continuo ad una fiamma, e scottarsi.
Suonarono alla porta, poi. Noah volle pensare ad una sorpresa. Ma era la persona che aspettava.
Fecero l’amore in modo difficile, quella notte. Noah e quella persona. Come quando vuoi crescere a tutti i costi. E costruisci ogni secondo addosso al precedente con tutta la forza che possiedi. C’è costanza, passione, intelligenza. Sudore. Tutto è calcolato, la successione, gli scatti, gli sguardi. Vivi in modo diverso per un po’, forse dimentichi. Sì, forse Noah riuscì a dimenticare quella notte, vide solo sé stessa. Ci pensò, poi il giorno dopo. A quando fai qualcosa solo perché è il momento giusto. E bruci quel pensiero in una sigaretta fumata al buio.
E se noi lo portassimo fino al limite, il nostro momento?


sabato 5 giugno 2010

Non è SenecaFalls.


Non sempre ci si rende conto che SenecaFalls possa avere dei sentimenti.

Spesso si gira la testa dall'altra parte.

Si lascia passare il tempo in attesa che il suo umore cambi.

Non si fa mai nulla per far evolvere le situazioni.

Non sempre ci si rende conto che SenecaFalls non ha una psiche troppo stabile.

Spesso si crede di conoscerla a fondo.

Le si fa del male perchè si pensa che lei sia come tutti gli altri esseri umani.

Non si pensa mai che possa essere diversa.


giovedì 3 giugno 2010

Questo limite del cazzo.


Basta.

Basta.

Basta.


Io non so proprio vivere.

(Mi mancate tutti)



martedì 1 giugno 2010

Someday (e le canzoni che non si dovrebbero ascoltare).


Leggo interviste da un po' di giorni ormai. Ma allo scopo di non tremare. Di dimenticare questo orribile rapporto che ho con il tempo. Quello esteriore. Quello delle guerre e dei documenti ufficiali. Quello delle tragedie e dei secondi. Io non riesco a ricordarlo. Soltanto per questo combino disastri. Coltivo lacrime e/o batticuori. Ed oggi ho visto venti euro di eroina sotto un treno. Finire lì per amore. Quelle cose che nemmeno Doherty per la Moss. Porca puttana. E guarda come riduco un uomo.

PS: è successo anche che m'hanno pubblicato un racconto in un'antologia. Eh già. E che C. l'ha letto tre volte, A. s'è messa a piangere, e D. preferisce la seconda parte. Love.



domenica 30 maggio 2010

Certe cose rimangono nel sangue.


Ieri ho scritto una poesia. Non c'è nulla di buono quando succedono cose del genere. Quando prendo una penna in mano e inizio a scrivere in modo ossessivo, è meglio prendere le distanze. Il cielo si stava quasi aprendo. Sembravano due gambe enormi. Credevo sarei stata inghiottita. Sarei tornata dentro. Non volevo sentire quella voce. Le sorprese crudeli e spietate, senza rimorsi, e tu che mi aspetti con F., eroinomane in Superga, e lui che mi chiede, non vuoi sapere perchè ci sono anche io qui, perchè abbiamo rubato la macchina dei miei, perchè ti abbiamo aspettato davanti casa. Non mi chiedi perchè ho gli occhi rossi e sto quasi tremando, e ho una galassia nello sguardo e stelle morte nelle mani. Non mi importa F., non mi importa perchè siete qui. Non correre così tanto, non chiamare strani ricordi a voce così alta, non toccarmi le gambe, stai lontano da me. Ma a me le guerre piacciono, e quando facciamo l'amore ed io ti odio, dici che è la cosa più bella che si possa provare, ed io ti graffio la schiena, ma tu trasformi la rabbia in piacere, e cerchi di dimenticare il mio prossimo addio.


venerdì 28 maggio 2010

Perchè uccidere non è come fumare.



Questa scritta ha deciso di non andar via dal mio braccio. Sono due giorni che me ne vado in giro così. I pennarelli indelebili non dovrebbero essere utilizzati sulla pelle. Metto un puntino sulla i di iuppi. Questo blog a tratti deve essere divertente. Perchè se il mio humor non esce fuori, io esplodo. La mia camera ora odora di trielina. E questo nuoce gravemente alle mie cellule celebrali. Come quando io ed S. tra i vicoli abbandonati da Dio ce ne andavamo in giro con i fazzoletti appiccicati al naso intrisi di smacchiatore.
Avevo promesso che non le avrei fatte più queste cazzate. Ma io le promesse non le mantengo mai.

mercoledì 26 maggio 2010

Rendo amore a questa vita.


Questa notte la casa era vuota. C'ero io che dormivo nel mio letto. Pensavo a quando S. rubava la macchina di suo padre, ed entrava in casa di nascosto dalla finestra sul giardino. Fumavamo e lasciavamo passare la notte. Alle cinque c'era la sveglia, e lui andava via, lasciando il letto caldo. Mi svegliavo ed andavo a scuola sentendo di appartenere a qualcuno. Ieri A. e C. sono state con me. Ci siamo dette che in fondo non dobbiamo avere paura. Ci siamo abbracciate, e C. ha sentito il mio cuore battere forte. Eravamo una sull'altra e se avessimo avuto uno specchio avremmo visto tre anime, non tre corpi. Ogni abbraccio è anche una guerra, ma in quella guerra ritroviamo un po' noi stesse, con C. che vuole A., ed A. che ama C., e io le guardo negli occhi e penso che siano splendide. Bellissime. Che potrebbero correre su una spiaggia deserta ed io potrei scattare mille foto. C'è sempre qualcuno che ci salverà, ho scritto nella buonanotte, e ieri C. ed A. mi hanno salvato, con il loro odio, ed il loro amore, come mi salva D., come mi salvano le parole. Credo che non valga la pena versare ancora lacrime, e a volte vorrei avere vicino S., ma la verità è che devo essere forte, e stringere i denti fino a sentire dolore, e capire che io, almeno, potrò sempre rimanermi vicino.


martedì 25 maggio 2010

La crisi delle certezze (ovvero, Esame di Stato 2010).


Perchè in fondo io non sono altro che un'ancoraperpoco diciottenne in preda a crisi di panico per l'esame di Stato.

Oggi F. è balzata in piedi sul banco col cellulare in mano e ha urlato. LE COMMISSIONI. SONO USCITE LE COMMISSIONI. Ci siamo precipitati sbraitanti fuori dalla nostra classe e abbiamo dato via al passaparola più angosciante della storia. Presidente della commissione: D.L., uomo crudele e spietato, portatore di morte, ladro di anime, sopravvissuto miracolosamente ad un ictus e pozzo di profondo rancore. Ecco a voi, D.L., ecco a voi il capriccio, l'ignoranza, l'uomo che fece della Divina Commedia uno stile di vita, dimenticando Pascoli, D'Annunzio, Pirandello.

Se avessi tempo per farlo, tra la traduzione di 250 versi di Euripide e lo studio delle galassie, sono sicura che mi ammazzerei.

Il 3B trema, il terrore si diffonde, questo è un horror da Oscar, questa è la straziante agonia delle nostre aspettative, questo è oblio, questo è baratro. Siamo la Generazione X, e non riusciamo a dare un senso alla nostra vita.


domenica 23 maggio 2010

Si può fare di un bisogno solo un desiderio.


Dramma. Fantasmagorica tragedia greca. Stupide e fottute pedine di una scacchiera dai colori improbabili. Errori. Errori. Errori. Sempre gli stessi errori. Disegni e piccoli fili invisibili su un foglio già macchiato d'inchiostro. La tv ha ucciso il dialogo. Spenta. Finalmente. Spenta. Ti seguo e questa danza è quasi orribile. La musica uccide. La musica smette di esistere. E quando non c'è ossigeno tutto muore. C'è un tempo. Sentimenti a scadenza. Numeri che dovrebbero essere eterni. Tu dovresti essere eterno. Magico seduttore. Inutile resistenza. Punti deboli. Carezze omicide. Uccidimi. Credevo lo avresti fatto. Credevo che mi avresti colpito alle spalle con un coltello. Io ed F. andremo via di qui. E di te non mi importa nulla. Dipendenze che vanno abbandonate.


venerdì 21 maggio 2010

A che ora è la fine del mondo.


Probabilmente sembra che io abbia sempre molto tempo da perdere se praticamente ogni giorno sono qui a scrivere qualcosa che potrebbe, obiettivamente, non avere troppa importanza. E nella stessa frase ho usato tre avverbi. Volutamente.

La verità è che io seziono il mio tempo con la precisione di un'affettatrice e così le mie giornate potrebbero essere paragonate ad un insaccato comprato nell'ipermercato di turno dopo mezz'ora di fila, perchè magari quando sei arrivato la tipa col cappellino bianco serviva il numero 2, e tu invece ti ritrovi in mano due cifre, magari il 25.

Oggi ho aumentato la produttività della mia giornata isolandomi dal mondo intero e dedicandomi semplicemente a Lucrezio, D'Annunzio, ed Ewa Barrett Dog, che mi ha implorato di portarla a fare un giro.

Sapete qual è il problema, è che scrivere ad un certo punto diventa come scopare. Però scopare da Dio.


giovedì 20 maggio 2010

Message in a bottle.




A. mi scrive: " Questa mattina ho sentito di aver indossato un involucro pazzesco per non morire dentro. Forse funziona. Ma appena sono a casa, da sola, sul mio letto faccio i conti con quello che ho nel cuore e brucia da morire. Mi fa venire le vertigini. Per tutto quello che c'era di bello e per tutto quello che si sta trasformando in una foresta intricata piena di spine e difficoltà da sopportare. Piena di fantasmi che ti infilano le mani dentro al cuore e te ne strappano un pezzo. E non te lo ridanno più, ma fuggono via lontano, facendoti sprofondare nell'oblio più totale. Sarà questo il risultato. Io dimenticherò ogni cosa. Forse questa storia vale anche per te. Resisti, noi dobbiamo conservare il nostro cuore. Ti voglio bene. "




Io rispondo: " Vedi, non sono soltanto i fantasmi a strapparci il cuore. A volte sono le persone reali quelle che fanno male. Quelle con un corpo intero e l'anima a metà. Sono quelle che fanno meno paura. Ma poi col tempo iniziamo ad averne. A tremare dentro come mai avremmo immaginato. Io so che un giorno morirò di questa sensazione insopportabile, di questo peso che mi opprime lo stomaco, di queste incomprensioni. Ti voglio bene anch'io. "




Il mio piacere fisico si è oggi identificato con una pioggia che cadeva, ma non nel mondo reale, ispirandosi ad una fantasia estetica che m'appartiene come pelle.




Sciocchezze, le mie.




martedì 18 maggio 2010

Scivolosa e profonda.


Le parole per me possono respirare da sole. Possono resistere sott'acqua per ore ed ore, possono produrre il proprio ossigeno. Possono gettarsi tra le braccia di uno sconosciuto, o scivolare, o commettere un omicidio perfetto. Hanno una vista perfetta. Hanno una vita perfetta. Non hanno morte, non hanno vita, hanno eternità e piccoli istanti di tempo, hanno amore, hanno odio. Hanno la bellezza che manca all'uomo, la sincerità che manca alla donna, la fragilità dell'autunno, il freddo dell'inverno.

Io mi sono presa a schiaffi con l'inchiostro, mi sono toccata con una fila di lettere, le pagine dei miei libri mi hanno baciato per ore. Io mi sento salva dietro le parole.


lunedì 17 maggio 2010

Per soddisfare i tuoi desideri.


Oggi non sono per niente felice. Perchè, semplicemente, vorrei che tutto non fosse sempre così complicato. Vorrei guardare in alto e non sentirmi così distante da tutto. Chiedo scusa a me stessa, certe volte. Non è giusto che io mi neghi un po' di abbandono e superficialità per inseguire ideali che si sono nullificati da soli. Mi dispiace.

Non c'è nessuno che mi stia vicino come Baudelaire, in questi momenti.


venerdì 14 maggio 2010

Perchè la dolcezza, se è pura, è come un crimine.


Sottotitolo: la citazione della Santacroce non è casuale. Ma vi sarete accorti che NULLA in questo blog è casuale. Casuale è una parola che mi piace e che trova molti riscontri nella mia realtà. Ma la MIA casualità è perlopiù tragicomica. COMUNQUE nulla mi vieta di rendere esplicite le mie intenzioni. Cito la Santacroce soltanto per la mia Madonna.

Non ho mai odiato tanto il paradiso di Dante come questa mattina. Quando con gli occhi per la maggior parte chiusi ho seguito la lezione pensando ad una vacanza a San Francisco. Non ho preso nessun aereo, e soprattutto nessuna decisione, questo pomeriggio. Ed eccomi qui a studiare (espressione tutt'altro che di stupore, immagino), anzi, se devo essere sincera, eccomi qui a fissare le mie calzette a righe e a pensare che sarebbe bene fare un po' di shopping domani, o di dipingere i miei capelli per metà turchesi, o di farmi quel maledettissimo buco all'orecchio o di rendermi conto che sto diventanto una patetica vittima del capitalismo.

Marx, signore supremo del saggio di profitto, torno da te.



"Devo assolutamente farmi una canna."

"Ma allora vedi che te fumi come una dannata."

"Non sono esattamente cose che ti riguardano. Io sostengo lo sballo privato per fini puramente artistici."


Sto bene, giuro.