venerdì 30 aprile 2010

All you need is love.


"Perchè stai ridendo?"

"Ho appena sputato il tuo sperma nel tuo calzino".


giovedì 29 aprile 2010

E mi uccidi.


Ho capito che certe persone non si smentiscono mai. Se si sforzassero. Non ci riuscirebbero. Nasciamo con un talento, una predisposizione. Anche la più sbagliata del mondo. Evitare un giro in un centro commerciale, e restare qui a scrivere e ripassare latino. Questo per esempio si chiama farsi del male.

Vorrei non dover compiere una scelta, vorrei essere trascinata un po', vorrei potermi fidare, vorrei poter tornare indietro nel tempo, vorrei smettere di illudermi. Vorrei dire soltanto basta, e smetterla di tormentarmi. Vorrei non essere così stupidamente capricciosa, vorrei non pensare a quanto male ho fatto ad A., vorrei soltanto che qualcosa cambiasse. Che qualcuno riuscisse a stupirmi, a farmi piangere di felicità.

Sì, perchè è passato troppo tempo dall'ultima volta.

Domani diventerò famosa e mi chiederanno se quell'articolo l'ho scritto davvero io. Nel frattempo penserò ad uno snowboard, e alla neve, e a posti lontani che non ho mai visto, e me ne sbatterò il cazzo di tutti quei sorrisi.

Non so come reagire di fronte ai complimenti. Io non m'impegno mica.

Ps: L. ha fatto bene a non innamorarsi.

Ps II: non sono incinta.

Ps III: un giorno dedicherò un libro a P. che, sotto metadone, era nella mia stanza d'ospedale e mi parlava di suo figlio Dylan. Diceva sempre, non ti fidare di S., non ti fidare.


mercoledì 28 aprile 2010

Sete di sguardi che non fanno male.


Mia madre ha la capacità di rovinare persone, rapporti e sentimenti. Ha la capacità di tradire e disinnamorarsi. Mia madre ha gli occhi stanchi, e in qualche strana giornata decide di non essere mia madre, di non guardarmi negli occhi, di non chiedermi come sto. Mia madre fa qualcosa e si aspetta che gli altri facciano qualcos'altro. Ma non sa cosa, non sa cos'altro.

Oggi il cappuccino mi è sembrato amaro, il sugo dolce. Il mio viso pieno di paure. Ho imparato a conoscermi, so a quale stagione appartengo. So che in S. c'è qualcosa di innocente, che però fa male. So che abbracciarlo mi fa sentire meglio.

Forse aspetto un bambino.

S., arriva presto.

Siamo tutti paranoici dipendenti affettivi.

Ps: strano odore di sigarette e strano colore rosso e strano abbinamento e strana calma.

martedì 27 aprile 2010

E ti lasciavo graffi sui seni.


Ieri abbiamo fatto l'amore soltanto perchè sapevi di mare. Perchè quando poi mi sono sentita così stupida con quel sapore di primavera in bocca ho pensato di odiarti. Odiarti con tutta me stessa. Perchè potresti esserci sempre dentro questo cuore in fase terminale, mentre lo lasci morire al sole. Squagliarsi. Perculsae corda tua vi. Lucrezio condannò la passione amorosa. Nessuna delle sue parole mi ha abbandonata. Questo fanno le parole. Ed io credo nella carta stampata.

Devo scegliere un film per me ed A., e non pensare nè a telefoni che non squillano, nè alla nostalgia, nè all'alcool, nè a qualunque cosa mi appartenga e mi faccia male. Devo cercare di smettere di essere me, e stare bene con non me.

Io sono UN caso vivente. Scrivo preghiere e so che il sesso uccide la coppia.

Fanculo.



domenica 25 aprile 2010

It's a small crime (and I've got no exuse).


L. è partita prima per Torino, così domani nessuno andrà a salutarla, nessuno le offrirà un cappuccino, nessuno la bacerà sulle guance. C. prenderà la macchina e andrà in montagna. Io oggi ho scritto un biglietto lungo quanto un foglio A4, e l'ho letto ad alta voce davanti a 10 persone, ondeggiando sul piede sinistro, sui miei jeans, e sulle mie Converse lilla.

E nel giorno della liberazione mi sono sentita trappola di un sentimento, trappola di un cuore di metallo, avvolgente, scioccante. S. ha cercato di abbracciarmi ma io gli ho tirato un calcio sulle palle. Ha detto che non devo più permettermi di fare una cosa del genere. Ma se mi fai del male devi pagare. I suoi sorrisi mi fanno male. I suoi occhi mi fanno male. Le sue bugie mi fanno male.

Mi fa svenire quella pelle.

Voglio ingoiare pillole a forma di cuore palpitante.

sabato 24 aprile 2010

Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi.


Stavo camminando sull'asfalto questa mattina. Calpestavo gusci vuoti di lumache. - Come cocci aguzzi di bottiglia. - No, non è vero. Li evitavo. Ma mi ricordano Montale, le lumache. E un certo male di vivere. Quello dopo la pioggia. Che cade, ed annega anche te. L'autobus è sfrecciato al mio fianco. E io mi sono messa a correre.

In classe eravamo in cinque. Abbiamo parlato di integrali, di Leopardi, della Venere vulgivaga. Poi di S., che ha la testa recintata ed invalicabile.

Adesso faccio quel che faccio sempre tra le due e le tre e mezza. Attacco fotografie sui muri della mia camera. Ritagli di giornale. Poesie. Mi sembra di essere in una bolla di sapone. Ma con tante immagini che ti rendono il momento un labirinto.

Non ho ancora bisogno di non sbagliare. Non ho ancora bisogno della perfezione. Credo in me, ma ho ancora un po' paura. E tra le parole che non ti ho detto:


1. Mi piacerebbe accompagnarti al SERT lunedì mattina.

2. Non credo nei rapporti a distanza.

3. Ne ero davvero convinta.

4. Ho paura di andare via.

5. I dobermann sono dei cani bellissimi.


PS: D. ed A. mi stanno pensando intensamente. M. è stata carina. G., L. ed S. hanno sentimenti che feriscono. E mi piace la storia d'amore di A., perchè lei è bellissima con i capelli raccolti.


venerdì 23 aprile 2010

Veramente, stai giocando col fuoco.


Oggi ho ricevuto quattordici abbracci. Qualcuno più lungo. Qualcuno più breve. Sono stata interrogata in fisica. Ho detto Tesla. Ho detto Un Weber Su Un Metro Quadro. Sulle altre domande ho messo un sasso sopra. Anzi. Una roccia. Una promontorio. Una montagna. Ho detto. Professore, mi ascolti. Avevamo settanta pagine di storia da studiare, per oggi. Abbiamo un compito in classe. Io il suo fottuto campo magnetico l'ho guardato con un occhio aperto e l'altro chiuso venti minuti prima di dormire. Perchè poi. Ho dormito. Perchè come ogni essere umano. Anche io ho il diritto di dormire, di notte. E non sono affatto un genio della fisica. Perciò se non studio ogni pomeriggio il suo capitolo come se fosse la prima volta. Non mi rimane nulla in testa. Bene, signorina. Questo non è un mio problema. Bene, professore. Questo è solo un mio limite.

Ma non mi importa. Non avrò soltanto un diploma di liceo classico. Ne avrò anche uno da ragioniere. Noi facciamo compiti di storia su libri extrascolastiti di Diritto ed Economia. Con annessi pesanti compiti in classe.

A., C. e D. mi hanno detto. Ti compreremo un regalo a Monaco. Non ci dimenticheremo di te.

Mi mancherete, ma detesto la birra.

D. è quella che ci va sotto solo per i superalcolici.

Questo post non ha effettivamente nessun tipo di senso. Nessuno scopo in particolare. Ma sono estremamente maniaco-compulsiva. Lo scoprì il mio ex ragazzo. Voleva aiutarmi ad uscirne.

Ma io gli dicevo, non preoccuparti A., me la caverò benissimo da sola. La mia pazzia farà carriera.


Ps: oggi è anche il giorno in cui ho pianto su un articolo di giornale. Ma a tutto c'è un perchè. E voglio l'esclusiva. Ti batterò A.L., ti batterò.


mercoledì 21 aprile 2010

Anche se fa ridere.


Quello che ho capito in questi giorni è che sono spaventata tanto dalla felicità quanto dal dolore. Che ho i morsi della nostalgia sulla pelle, morsi che bruciano. Che fanno male. Ho capito che la mia dimensione è l'empatia. Ma non allevia il dolore, come diceva S.

Mi guardo allo specchio, dritto negli occhi. Mi attraverso e capisco di essere bellissima. Rara. Forse unica. Irripetibile. Sono un fiore che qualcuno calpesta, convinto che tanto ricrescerà.

Ma non è questa la verità. Voglio tagliarmi la testa e vederla rotolare a terra. Soltanto così dimostrerei quello che D.V. realmente è. Non quello che D.V., falsamente, appare.


domenica 18 aprile 2010

Il mio continuo trattenuto morire.


Forse io sono stupida. Forse l'unica spiegazione è che ho qualche difetto congenito nel cervello. Un difetto congenito che mi porta a prendere decisioni del cazzo, che poi non mi portano da nessuna parte. Quando qualcuno mi regalerà una macchina del tempo, io gli farò un pompino con tutta la gratitudine di questo mondo.

Una delle cose che mi hanno sempre insegnato è il rispetto. Io posso avere una testa di cazzo davanti, ma gli porterò rispetto. Può essere un verme, un lombrico, un qualunque animale viscido. Ma avrà il mio rispetto.

Ora, tutto questo inizia a ritorcermisi contro. E io mi sono quasi rotta il cazzo di me.

Posso anche sentirmi meglio se guardo fuori e vedo tutte quelle nuvole, e tutto quel grigio, e tutto quel mondo di merda. Paragonarlo a quello che ho dentro e sentirmi meglio.

Ma quando un uomo ha eliminato tutti i pesi dell'esistenza inizia ad essere di peso a sè stesso.

(No, non sono stata io. è stato Shopenauer, ed è stato anche il compito di filosofia di domani).

Ma io sono ben lontana anche dall'eliminare i pesi dell'esistenza.


Ps: solitamente non dico così tante parolacce. Che cattiva bambina stronza che sono.


Ops.


Ps II: perchè io credo in Skins.

giovedì 15 aprile 2010

Solo certi poeti del male.


Niente di particolare. Niente di maledettamente particolare. Con questo sapore di dentifricio e cioccolato che è rimasto nella mia bocca. Aspetto C. ed A. che pioveranno sul mio pomeriggio. Bagneranno di paure e parole ancora qualche mese. Non ho mai provato nulla di simile. Quasi brividi in questa semplice attesa. Di qualcosa di semplice. Mi piace emozionarmi per cose che conosco così bene. C. ed A. mi mancheranno tantissimo. C. che negli anni ha cambiato occhi e sorriso. E il suo modo sempre nuovo di vedere le cose. A. che ama senza sapere di farlo, anche quando crede di non poterlo fare. C. ed A. sono un angolo pieno di oggetti. Sono un piccolo scaffale dove non c'è mai polvere. Dove c'è sempre spazio per tutto. Sorriderò come una bambina in questo pomeriggio. Dov'è grigio fuori, e per il resto del mondo non succede nulla di particolare.

Io non ci credo nella gente che cresce.


venerdì 9 aprile 2010

Old fashionated morphine.


Quando hai un nove in greco la tua professoressa si aspetta che la tua interrogazione sia all'altezza di quel voto, e nonostante questo non ti dirà mai quando vorrà interrogarti, perchè chi ha nove deve essere, per natura, sempre PRONTO, come un sugo nel barattolo, di quelli della Barilla che non sanno di un cazzo. Ma dato che il mio nove non deriva da una semplice predisposizione (purtroppo non sono affatto un genio) sono costretta a ripassare, ogni giorno, prima di ogni lezione di greco, POLITEIA CAI EUSEBEIA, il mio libricino bianco latte con le dolci traduzioni di Lisia, tra cui PER L'INVALIDO, che poi è l'orazione da portare all'esame. E l'esame, credetemi, è più vicino di quanto io voglia ammettere.

Perciò facendo due più due direi che sono circa sette pomeriggi che utilizzo per rileggere INTEGRALMENTE la mia traduzione, ed allenare anche la mia PRONUNCIA.

Bene, sicuramente preferirei ricevere una chiamata di S. e uscire a cazzeggiare e/o andare a comprare thè fruttati in centro piuttosto che essere qui. Ma rispetto la volontà dell'universo.

XOXO


martedì 6 aprile 2010

"Non vedi cader sulla terra le stelle e gli astri?"


Se ieri il mio pranzo è stato: un piatto di riso con verdure e una spinacina. Non c'è da meravigliarsi.


Se alle tre del pomeriggio io mi sono buttata tra le braccia di S. e mi sono addormentata. Non c'è da meravigliarsi.


Se fuori pioveva a dirotto, e c'era vento, e il cielo era grigio. Non c'è da meravigliarsi.


Se a me le feste non piacciono, soprattutto. Non c'è da meravigliarsi.




TEMPESTIVAMENTE alle 16.07 ho ricevuto la 'CHIAMATA DELLA SPERANZA' che teoricamente è il trampolino di lancio per il mio articolo, e praticamente non lo sarà. Non che non creda nelle mie capacità giornalistiche ma so che la testata della mia città non apprezza più di tanto l'inventiva. Partecipando ad un concorso hanno creato per me una sezione apposita intitolata 'Modalità innovativa di scrittura'. Capite, ecco perchè la mia carriera sarà irrimediabilmente troncata sul nascere.




Ed ecco perchè, nonostante le mie idee limpide e chiare, io NON SO COSA FARE DELLA MIA VITA.




domenica 4 aprile 2010

Strawberry Swing


Se questo è l'ennesimo periodo-Nirvana della mia vita, io mi ammazzo. Non sarà l'ennesimo tentato suicidio di D.V., no. Stavolta lo faccio davvero.

Se riempissi la mia camera di Post-It, ci chiudessi dentro un cucciolo, e alzassi al massimo il volume della radio, ecco, così potrei sentirmi meno sola.

La mia fottuta missione nella vita è quella di salvare il prossimo. Non c'è più nessuna patria, ormai. La mia ragione di vita è IL PROSSIMO. E tutto questo non ha nulla di illuminante. è solo un baratro profondissimo dove ti trovi a fissare con occhi-senza-soluzione non solo i TUOI problemi, ma anche quelli degli ALTRI.

Perchè hanno scelto me?

Io non sono la persona giusta, davvero.

A me non piacciono i bambini. Non provo mai pietà. E sono davvero poche le cose che mi fanno sentire utile.

Io devo solo cercare una comunità anarchica, scappare da qui, e iniziare a coltivare fragole.


Buona (la) Pasqua dove rifletto appassionatamente sul mio affermato ateismo.