lunedì 7 giugno 2010

SenecaFalls versione inchiostro (ovvero, quando le cose vanno esattamente come dovrebbero andare).


Non si sa sempre dare un senso alle giornate.
Passano, o rimangono lì per sempre.
Puoi trovarci dentro una poesia, o una canzone. Tua, o di qualcun altro. Magari sbagli il tempo, il sole corre troppo, la luna arriva in anticipo, le nuvole quasi ti si aggrappano addosso.
Certe volte Noah sognava. Di giorno era tutto diverso. I pensieri non dovevano fare a pugni col buio. Bastava un muro bianco, un dettaglio.
E comunque, a certe giornate bisognava proprio mettere dei punti di sospensione. Sai quelli che ti tolgono il respiro, perché arrivano, te lo strappano dal petto, e se lo portano via lontano? Ecco, quelli.
Noah piegò tutti i vestiti con cura, quella sera. Se avesse avuto una valigia li avrebbe infilati lì. Non aveva esattamente il coraggio di partire. È che Noah aveva semplicemente il bisogno di pensare di poter andare via, di avere questa possibilità, di poter giocare questa carta. Volare. Viaggiare. Vivere. Una serie di azioni che iniziavano per ‘V’. Per non essere eternamente intrappolata in giornate come quelle. Per non limitarsi soltanto a prendere un foglio e scriverle. Per dimenticarle, magari. Col tempo. Una di quelle cose che non riesci a fare mai. Le sembrava di averlo letto da qualche parte. Era un piccolo libro che parlava di Leopardi. Diceva che quando conosci sempre posti nuovi, i ricordi si accavallano l’un l’altro. Quasi si rincorrono. E poi se ti guardi indietro trovi sempre e solo sfumature. E si sa. Sono le sfumature a renderci felici.
E invece noi sempre a cercare visioni precise.
Come quei ricordi che più cerchi di mandare via, più ti si aggrappano addosso. Ti pregano, si inginocchiano, quasi sanguinano. Sono coperti di lacrime dolci, sembrano meravigliosi. Immobili.
E invece non ricordi di quando il passato, una volta, mentre era presente, era felicità, sì, ma non bastava nemmeno quella.
Perché Noah era fatta così. Lei nel presente non riusciva proprio a starci. Era come avvicinarsi di continuo ad una fiamma, e scottarsi.
Suonarono alla porta, poi. Noah volle pensare ad una sorpresa. Ma era la persona che aspettava.
Fecero l’amore in modo difficile, quella notte. Noah e quella persona. Come quando vuoi crescere a tutti i costi. E costruisci ogni secondo addosso al precedente con tutta la forza che possiedi. C’è costanza, passione, intelligenza. Sudore. Tutto è calcolato, la successione, gli scatti, gli sguardi. Vivi in modo diverso per un po’, forse dimentichi. Sì, forse Noah riuscì a dimenticare quella notte, vide solo sé stessa. Ci pensò, poi il giorno dopo. A quando fai qualcosa solo perché è il momento giusto. E bruci quel pensiero in una sigaretta fumata al buio.
E se noi lo portassimo fino al limite, il nostro momento?


3 commenti:

  1. Non è mi nuova. E ti ripeto che è bellissima! Il nostro momento, portato al limite, è rischioso. Ma rischiare è bello, perchè ci provoca adrenalina!

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  2. Se è una citazione, di chi è?
    Se è tua, sposami.

    eh si, son sempre qui a rompere le palle adesso!

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  3. °The Ghost Punisher°: Me l'hanno pubblicato, questo racconto. E tu l'hai letto in anteprima. Dai, asciugati le lacrimucce.

    °AprilPalahniuk° (ovvero, per rompere le palle a me bisogna darsi da fare, e hai ancora molta strada ... ): è la citazione di me stessa. Passa spesso qui, mi piaci.

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